giovedì 17 novembre 2011

RECENSIONE INNAMORARSI A MANHATTAN (Falling in love) di Kate Parker

Prima edizione: Leggereditore, novembre 2011

Formato: trade paperback

Traduzione di: Rebecca Traimonti

Ambientazione: contemporanea, USA

Genere: romance

Livello di sensualità: warm

Voto/rating: 8,5/10




Ogni volta che apriamo gli occhi, sappiamo che ci attende una giornata identica alla precedente. Pesante e faticosa come la precedente. Raramente allegra, quasi sempre perlomeno monotona. Prevedibile. I gesti uguali, le abitudini consolidate, i percorsi stabiliti, le alternative quasi inesistenti. Così, senza accorgercene, ci ritroviamo a guardare in alto, verso il cielo, in attesa di un fremito, di una sorpresa, di un imprevisto. Di un miracolo che ci strappi dal grigiore e illumini anche un’ora della nostra vita. Quasi mai riceviamo risposta alle nostre preghiere inespresse, dunque riabbassiamo il capo, sospiriamo e andiamo avanti.
Alice Irene Giuliani, non si aspetta più nulla, non osa sognare, teme di desiderare. E’ chiusa in una routine a cui si aggrappa come ad una stampella. Tuttavia, una parte di lei rifiuta questo letargo dell’anima autoimposto e attraverso un corso di recitazione cerca di esprimersi, liberarsi. Un mattina da Tiffany, vestita come Audrey Hepburn nel celeberrimo Colazione da Tiffany, per meglio calarsi nella parte che vorrebbe ottenere, l’inatteso accade. Alice incontra lo sguardo di uno sconosciuto e per un attimo il tempo si ferma. Il cuore in gola, i sensi all’erta, il sangue che pompa nelle vene, l’emozione che la travolge. Tutto e niente in un istante. Vorrebbe fuggire ma anche restare; sceglie la fuga, ma l’uomo la segue, tenace. La ferma, la convince a trascorrere qualche ora insieme, prima che un aereo lo riporti a casa. Ore rubate per un incontro senza senso, senza prospettive. Eppure sono ore intense, fatte di parole, di silenzi, di comprensione, di armonia, di eccitazione, di sfioramenti furtivi, di occhi che si cercano incessanti. Di due anime che davanti a un caffè e durante un tragitto in taxi verso l’aeroporto si sono denudate e incontrate. Dimenticare e tornare al solito tran tran, sarà durissimo e praticamente impossibile per Matìas e Alice, che nonostante le paure e le resistenze dovranno imparare ad accettare che  l’amore non conosce impedimenti e soprattutto confini, se non quelli assurdi che noi gli mettiamo.

Come per Alice l’incontro con Matìas, anche per me quello con questo libro è stata una vera sorpresa. Colpita da una copertina che rimandava alla splendida Audrey Hepburn, e da una quarta molto intrigante, ero però piuttosto diffidente. L’ultima volta che avevo acquistato un romanzo che prometteva una grande storia d’amore sullo sfondo di una città fantastica, mi ero ritrovata con una sonora fregatura. Inoltre penso di essere una delle poche persone al mondo a cui non piace particolarmente New York.  Dopo poche pagine avevo iniziato a storcere il naso: la protagonista era descritta come bellissima, per cui già vedevo una sfilza di cliché pronti a planare su carta in men che non si dica. Invece, ecco che subito ho dovuto ricredermi. L’inseguimento/incontro tra Mattìas e Alice è descritto benissimo: incalzante, delicato, sensuale. Le loro emozioni rese in maniera vivida e coinvolgente senza bisogno di lunghi dialoghi o situazioni complicate. Impossibile interrompere una lettura, nella quale se non ci sono sorprese, c’è il bellissimo e sentito percorso di un uomo e una donna che stanno cercando se stessi e che solo nel momento in cui si incrociano, trovano davvero il loro destino e la loro dimensione. Matìas è un professore universitario di storia medievale, che scrive anche gialli ambientati in quell’epoca, il quale per tutta la vita ha fatto ciò che gli altri si aspettavano da lui. Tenere tutto sotto stretto controllo lo rassicura  e nel contempo gli permette di tenere doma una passione i cui effetti dirompenti pensa di non saper contenere. Alice, d’altro canto, non si fida di se stessa né dei suoi sentimenti, che ritiene la rendano debole. E’ infelice e teme di divenirlo ancor di più, quindi anche lei a tutta prima respinge ciò che prova per Matìas.
Lontani col corpo, ma vicini col cuore, i due si ritroveranno pian piano, diversi e migliori, pronti a fondere le loro vite, il loro amore esploso come un fuoco di artificio, ma lievitato lentamente come del pane buono e nutriente.

Kate Parker è al suo primo libro, mi auguro che ne seguano parecchi altri perché ha uno stile molto efficace ed elegante, capace di cogliere il lato poetico delle cose senza scadere nel melodrammatico o nell’ovvio. Con una scrittura sorvegliata, delicata  e  concisa, penetra l’animo dei suoi personaggi (menzione particolare per la splendida nonna Lucille!) e rende lo spirito di una città, aperta sempre a tutto e tutti. Prende qualche spunto da Colazione da Tiffany ─ un paio di scene all’inizio e alla fine, la professione di scrittore di lui, quella di lei, infermiera pediatrica che ricorda l’impegno della Hepburn come ambasciatrice dell’Unicef ─ ma rielabora il tutto in maniera personale e convincente, senza debiti con altri.
Matìas è un eroe solido e forte, un uomo che sorprende se stesso e si mette in gioco, rischiando la reputazione con un libro sentimentale per riconquistare la donna che ha rapito la sua immaginazione e riempito di voglie e fantasie i suoi giorni. Non è un bastardo, non è uno psicopatico, ma un compagno pronto a stare al fianco della sua donna e renderla felice.
Alice è un’eroina che mi ha conquistata: inquieta, generosa, piena d’amore. Soffre per il passato che non può cambiare e per un futuro che crede di non poter avere. E soffre perché è sensibile, affrontare costantemente il dolore nei corpi e nello spirito dei suoi piccoli pazienti le scava dentro, la distrugge. Non riesce ad abituarsi, e noi con lei. Senza eccedere, ma con estremo tatto, la Parker ci ricorda che l’amore non è solo quello all’interno di una coppia, ma quello che ogni giorno siamo chiamati a dare a chi ci sta vicino, poiché senza di esso, forse proveremmo meno patimenti, però saremmo morti dentro. L’indifferenza uccide più del cancro.
 
Ho chiuso questo libro piena di rimpianto eppure colma di una sensazione di benessere e di calore, per una storia che mi ha catturata, mi ha fatto sognare, mi ha commossa. Perché non mi aspettavo che mi piacesse a tal punto. Perché è stato un vero e improvviso raggio di sole che ha squarciato le nubi scure. E perché di libri del genere, anche se non sono capolavori, ce ne è bisogno

Recensione GLI INGREDIENTI SEGRETI DELL’AMORE (Das lacheln der frauen) di Nicolas Barreau

Prima edizione: 2010 by Thiele Verlag

Edito in Italia da: Feltrinelli Editore, settembre 2011

Formato: trade paperback

Traduzione di: Monica Pesetti

Ambientazione: contemporanea, Francia
 

Genere: romance/chick lit

Livello di sensualità: just kisses

Voto/rating: 6/10
 
 
Per iniziativa della Feltrinelli, potete inviare delle ricette a questo indirizzo menudellamore@feltrinelli.it, le migliori compariranno in un ebook scaricabile gratuitamente da www.menudellamore.feltrinelli.it sito web dedicato al romanzo.
 
 Trama:  Le coincidenze non esistono. Aurélie Bredin ne è sicura. Giovane e attraente chef, gestisce il ristorante di famiglia, Le Temps des Cerises. È in quel piccolo angolo di Saint-Germain-des-Prés, grazie al suo famoso Menu d'Amour, che il padre della ragazza ha conquistato il cuore della sua futura moglie. Ed è sempre lì, circondata dal clangore di pentole e padelle e dal profumo di cibo e di spezie, che Aurélie è cresciuta, trovando conforto nei momenti più difficili della sua vita. Ma ultimamente, dopo una scottatura d’amore, neanche l’accogliente cucina della sua infanzia riesce più a consolarla. Un venerdì di novembre, più triste che mai, Aurélie si rifugia in una libreria dove si imbatte in un romanzo intitolato Il sorriso delle donne. Incuriosita, inizia a leggerlo: poche pagine dopo, scopre un passaggio in cui viene citato proprio il suo ristorante. Grata di quel regalo inatteso, Aurélie decide di contattare l'autore del libro per ringraziarlo. Ma l’impresa è tutt’altro che facile. Tutti i tentativi di conoscere l’elusivo scrittore - un misterioso inglese - vengono bloccati da Andrè, l’editor della casa editrice francese che pubblica il romanzo. Ma Aurélie non si lascia scoraggiare e, quando finalmente riuscirà nel suo intento, l'incontro sarà molto diverso da ciò che si era aspettata. Più romantico, e nient’affatto casuale.
 
 
Cosa rende un piatto indimenticabile? La presentazione accattivante studiata nei minimi particolari? L’aspetto attraente della pietanza proposta? L’odore inatteso e penetrante che attraverso le narici rapisce la mente sollecitando una reazione fisica? Oppure il momento in cui il cibo entra in contatto con lingua e palato scatenando una ridda di emozioni, sensazioni, ricordi? Quando il boccone diviene un’esperienza sensuale e spirituale al tempo stesso?
Probabilmente tutto questo, perché la cucina non è solo l’insieme dei vari ingredienti, bensì quell’inafferrabile magia che solo i grandi chef sanno produrre. E’ fantasia e passione ma anche tecnica e disciplina. Date la medesima ricetta a dieci persone e avrete dieci risultati diversi, di cui  solo un paio convincenti. La narrativa ha molto in comune con la cucina e per molti aspetti la stesura di un testo riproduce la creazione di una ricetta. L’imponderabile vi ha una grossa parte e a volte il prodotto risulta indigesto o mediocre. Dunque affrontare la lettura di un libro è un poco come affondare per la prima volta una posata in un piatto: da lì si distinguono i sapori presenti, la destrezza di chi li ha assemblati e cosa voleva trasmetterci.
Il mio primo assaggio de Gli ingredienti segreti dell’amore mi ha onestamente confusa, complice un’ottima e attenta campagna di marketing mi attendevo una passeggiata romantica e coinvolgente e mi sono ritrovata con tutt’altro. Già l’incontro con la protagonista mi ha fatto inarcare un sopracciglio: Aurelié Bredin fa spudoratamente rima con Amelié Poulain (in francese si pronunciano bredan e pulan), e il tema del destino che rifugge il caso è il filo conduttore del  celeberrimo film che la vede protagonista (consiglio a tutte di vederlo se ancora non l’avete fatto). Che l’autore intendesse ispirarvisi? Della toccante naivete di Ameliè però qui non vi è traccia, come nemmeno dell’intensa bellezza della immagini di Jeanne-Pierre Jeunet. Giunta al primo capitolo in cui parla André il quadro si è improvvisamente fatto chiaro, strappandomi un sorriso, parola scelta non a caso. La verità del resto non è celata, ma assolutamente dichiarata e sotto gli occhi di tutti.
A partire dal titolo e dalla trama.
Abbiamo questo scrittore, Nicolas Barreau (sempre che sia il suo vero nome e non uno pseudonimo come Robert Miller), il quale molto probabilmente è un editor o lo è stato, a giudicare dalla conoscenza di certe dinamiche dell’ambiente editoriale, la cui descrizione rappresenta non per nulla la parte più riuscita e veritiera del romanzo, e che vuole o deve sfornare un best seller.
E’ un cuoco, certamente non uno chef, e si mette di fronte alla dispensa per decidere quali sono gli elementi migliori da mescolare per raggiungere quante più persone possibile.
Attinge così a piene mani dal su menzionato Il favoloso mondo di Amelié ─ un’eroina dal cuore puro, che in segreto spasima per un giovane senza aver il coraggio di dichiararsi, un eroe che in realtà non vuole esserlo e che  all’inizio non si accorge di lei, un nutrito gruppo di comprimari divertenti e un poco assurdi, la poesia delle piccole cose quotidiane.
Vi unisce una Parigi da cartolina che nulla ha a che vedere con la città reale (niente banlieue qui, né alcuna traccia dei tanti cortei di protesta che attraversano gli Champs Elysées o della poca pulizia della capitale) ma che ricorda le commedie americane degli anni sessanta, che ritraevano non come il Paese fosse davvero, bensì l’immagine di sé che voleva proiettare nel mondo.
A contrasto mette una presa del cinismo delle case editrici, della stampa e dei media in generale, senza calcare la mano.
Aggiunge una manciata di tutti gli stereotipi sui francesi e sugli inglesi a partire dalle Gauloises, gli intellettuali nelle brasseriès, il self-control e il cattivo gusto, e un pizzico di chick-lit (magari guy-lit in questo caso?) per insaporire il tutto. Rimesta la pignatta, cuoce velocemente et voilà, la cena è servita.
Barreau inserisce tutti questi elementi in bella vista, senza nascondersi più di tanto, quasi a sfidare il pubblico a notarli, sicuro forse che come nel libro il pubblico non si accorge che Il sorriso delle donne nasce da una menzogna, non si accorgerà qui che il romanzo non è ciò che dice di essere.
Gli ingredienti segreti dell’amore è molto  scorrevole e si fa leggere gradevolmente, alternando con successo ad ogni capitolo le voci di Aurelié e André, tuttavia se quest’ultimo è tratteggiato discretamente, Aurelié rimane una figura pallida, complice anche il fatto che Barreau racconta molto e mostra poco. Evitando picchi di intensità e nodi emotivi, la storia procede senza scossoni o sorprese fino alla conclusione, i sapori decisi e intensi non fanno parte di questo menù.
C’è un piccolo colpo di coda nel finale, dove nella lettera di André ad Aurelié ho sentito finalmente un accenno di verità ed emozione.
La  copertina, che ci rimanda l’immagine di una giovane con biondi codini di rosso vestita ─ una ragazza e non la donna che Aurelié dovrebbe essere ─ è in realtà azzeccata, poiché i protagonisti più che trentenni sembrano adolescenti e il registro narrativo rimanda più a uno young adult che ad un libro per adulti.
E il titolo, vi chiederete voi, si è scordata del titolo? No, assolutamente, ebbene il titolo originale dell’opera è proprio Il sorriso delle donne, ovvero un successo progettato a tavolino da un editor che si finge uno scrittore straniero…

sabato 8 ottobre 2011


LARA ADRIAN IN TOUR
UN RESOCONTO TRA L'EMOZIONATO E IL DIVERTITO


A ROMA

A volte i sogni si avverano. Magari non quelli ambiziosi, che custodiamo gelosamente nel nostro cuore, ma quelli piccoli, come passerotti che sbattono le ali nei primi tentativi di volo. E che ci regalano il sorriso inaspettato capace di rischiarare una giornata. Per me, questo fine settimana, è stato poter incontrare e presentare a nome di Isn’t It Romantic? un’autrice che amo molto e che dubitavo di aver mai l’occasione di conoscere, nonché condividere il mio entusiasmo e la mia passione con altre lettrici e lettori (sì, al maschile, avete letto bene). Dovermi mettere i tacchi per non sfigurare troppo con la scrittrice che è alta ha rappresentato un prezzo irrisorio da pagare.
A conclusione di un tour italiano fitto di date, Lara Adrian ha salutato lo stivale con due date romane: sabato alla libreria Fanucci e domenica alla libreria Nuova Europa ai Granai. In entrambe le occasioni, scortata dal marito, un gentleman nell’apparenza come nei modi, Lara è arrivata in perfetto orario, mostrandosi sorridente e disponibile anche se era veramente esausta. Qualche attimo prima di iniziare la presentazione le ho chiesto se stesse bene, perché appariva provata e lei mi ha soavemente risposto che la stanchezza non importava, le lettrici erano lì per vederla e dovevano avere il meglio da lei. La frase l’ho udita solo io, però in qualche modo è giunta a tutto il pubblico che ha percepito la sua generosità, la sua semplicità, la sua reale voglia di comunicare.
Coadiuvata dal traduttore, Lara non si è tirata indietro di fronte a nessuna domanda, nemmeno a quelle più pruriginose, tanto che a un certo momento ci siamo fatti delle crasse risate tutti insieme quando si è trattato di approfondire la questione “scene hot” e guerriero preferito con cui trascorrere una notte di passione” (io ho dichiarato il mio imperituro amore per Tegan, guadagnandomi sorrisetti di complicità da parte delle lettrici, ma Lara si è rifiutata di fornirmene i recapiti, peccato!).
Ora sappiamo che Andreas, il playboy protagonista de Il bacio eterno, ultimo volume della saga in libreria, è tedesco in omaggio alla madre della Adrian. Negli Stati Uniti, infatti, i tedeschi sono rappresentati sempre e solo i cattivi, mentre lei voleva creare un personaggio positivo con quelle origini. Per renderlo credibile ha dovuto destrutturarlo in maniera consistente, così come ha fatto per Sterling Chase (il cui romanzo arriverà più avanti in Italia) nonostante sapesse sin dal suo apparire nel secondo libro che era destinato a diventare protagonista. La sua compagna non sarà Elise, come molti si aspettano, ma un personaggio nuovo e giovane da tutti i punti di vista; secondo Lara, Sterling aveva bisogno di un’eroina senza un bagaglio pesante sulle spalle. Le protagoniste femminili, d’altra parte, stanno acquistando sempre più importanza e forza, anche fisica, nella saga e Lara ha annunciato che alla fine del decimo libro ci sarà un cambiamento sostanziale che farà prendere alla serie la direzione di una “next generation”, tipo Star Trek. A questa affermazione la curiosità si è impennata ma l’autrice si è rifiutata di aggiungere altro per non rovinare la sorpresa.
Con molta sportività, la Adrian non si è risentita per i continui paragoni con la Ward, che ammira molto, dichiarando che ciascuna ha il suo stile peculiare e il suo universo narrativo e che c’è spazio per tutti; comunque ha smesso da tempo di leggere le recensioni ai suoi libri, rischiava di impazzire e per la sua tranquillità mentale preferisce astenersi, concentrandosi invece sulla scrittura nella quale si immerge al punto di dimenticare tutto il resto.
Gli argomenti trattati sono stati moltissimi e mi scuserete se ne ho tralasciati diversi; agitazione a parte ciò che porto con me di questi due incontri sono impressioni, immagini, tatuate nelle mia mente come i dermoglifi dei guerrieri della Stirpe.

La naturalezza della Adrian, la sua infinita pazienza nel firmare anche dieci copie a testa dei suoi romanzi e a farsi fotografare da chiunque glielo chiedesse anche più volte; l’atmosfera piacevole e piena di energia che si è creata in entrambe le librerie; l’attenzione a volte rapita degli spettatori; il colloquio spontaneo tra tutti noi; l’interesse genuino che correva in entrambe le direzioni: da noi a lei e da lei a noi; il confrontarsi senza paura o complessi anche su temi più alti e sulla letteratura di genere e non. Infine gli sguardi, una moltitudine composita, varia e intensa. I più belli per me: quelli tra la Adrian e il marito, simbolo di un’intesa profonda che dura da venticinque anni; lo sguardo finale di Lara mentre ci ringraziava dicendoci che le parole non bastavano ad esprimere la soddisfazione che noi come pubblico le davamo. Infine i nostri, quelli di noi lettrici e lettori, complici nel condividere il piacere segreto di un universo fantastico che ci rapisce e ci accompagna nella vita di tutti i giorni, sia tra di noi sia con colei che ci regala questo mondo parallelo in cui fuggire per sognare, emozionarsi e tornare sulla terra più carichi di prima.
Per coloro che non hanno potuto esserci qui di seguito troverete un piccolo divertente video, che include anche i saluti di Lara e poi diverse foto, tra cui una con le tre Grazie o forse con le tre dell’Ave Maria (senza pistole) Antonella, Vale e Maet. Fatevi due risate!


sabato 10 settembre 2011

AUDIORECENSIONI


LEZIONI DI PIACERE (The Lady’s Tutor) di Robin Schone
Prima edizione: 1999 by Kensington
Edito in Italia da: Mondadori, I Romanzi Extra- Passion no.4, aprile 2011
Ambientazione: Inghilterra 1886 (epoca vittoriana)
Livello di sensualità: burning (estremo) 
Voto/rating: 9/10 

Sposata molto giovane a un uomo scelto dal padre, Elizabeth Petre incarna l’ideale della gentildonna inglese: madre premurosa e moglie devota. Peccato che si ritrovi anche intrappolata in un matrimonio senza amore e senza passione. Decisa a sentirsi desiderata pur restando fedele al marito, che invece la tradisce, Elizabeth progetta di sedurlo. E c’è solo un uomo che può insegnarle tutti i segreti dell’amore: Ramiel Safyre, figlio di una contessa e di uno sceicco, educato alla cultura occidentale e ai piaceri orientali. Ma quando le sue lezioni diventano un’irresistibile tentazione, Elizabeth dovrà scegliere tra i propri doveri e un audace quanto sconosciuto desiderio… 



INCONTRARSI E POI… (The Rake) di Mary Jo Putney
Prima edizione: 1998 by Topaz 
Edito in Italia da: Mondadori, I Romanzi Emozioni agosto 2011 Ambientazione: regency 
Livello di sensualità: warm (tiepido) 
Voto/rating: 9/10  

Sembrava scritto che il dissoluto Reginald Davenport, diseredato e disonorato, dovesse fare una brutta fine. Invece la vita gli regala l’occasione per redimersi insediandosi a Strickland, la tenuta avita che gli era stata sottratta quando era bambino. Ma si ritrova assolutamente impreparato allo scioccante incontro con l’amministratore della proprietà: non un uomo, come tutto faceva pensare, bensì la bellissima Alys Weston, in fuga da un mondo avvelenato dai tradimenti. Le brutte esperienze del passato li avvicinano e Reginald e Alys sembrano fatti l’uno per l’altra, eppure il futuro si presenta come un’erta montagna da scalare. Soltanto l’amore che li sorregge potrà salvarli dal baratro… se sapranno crederci fino in fondo. 


TENTAZIONI DELIZIOSE (Delicious) di Sherry Thomas
Prima edizione: 2008 by Bantam Dell
Edito in Italia da: Leggereditore, luglio 2011 
Traduzione di: Grazia Biondi
Ambientazione: Inghilterra epoca vittoriana
Livello di sensualità: hot (bollente) 
Voto/rating: 8,5/10  

Famosa a Parigi per i suoi piatti indimenticabili, Verity Durant è altrettanto impopolare a Londra per la sua scandalosa vita privata. Ma questa è l’ultima delle sorprese che attendono il suo nuovo datore di lavoro… Per Stuart Somerset – astro nascente della politica londinese – l’affascinante Verity non è altro che una donna come tante, esattamente come il cibo è nient’altro che cibo, almeno finché non assaggia uno dei suoi piatti. C’è stata solo un’occasione in cui ha provato una sensazione così dirompente: la notte in cui ha incontrato una splendida sconosciuta che gli ha lasciato solo il ricordo di un’incredibile passione, per poi sfumare nel nulla. Da allora sono passati dieci anni, e quando Stuart incontra Verity, capisce che c’è solo una cosa che potrà finalmente saziare il suo appetito. Si tratterà solo di desiderio, di sete di vendetta, o anche del più delicato dei sentimenti? Il passato di Verity cela segreti che potrebbero separarli per sempre, proprio mentre loro cercano di assaporare il frutto delizioso dell’amore. 




LA CONFESSIONE (Heartbreaker) di Julie Garwood
Edito in Italia da: Leggereditore maggio 2011
Ambientazione: USA oggi 
Traduzione di: Cristina Genovese 
Livello di sensualità: warm (tiepido)
Voto/rating: 7,5/10
Collegamenti ad altri libri: LA CONFESSIONE è il primo libro della serie Buchanan, che ruota attorno alla famiglia Buchanan e ai loro amici e colleghi nell’FBI, finora così composta:
1- LA CONFESSIONE (Heartbreaker) 
2- Mercy 
3- Killjoy 
4- Murder List
5- Slow Burn 
6- Shadow Dance 
7- Fire and Ice
8- Sizzle  

Nella penombra del confessionale, il reverendo Tom Madden accoglie il segreto di un omicida. Questi descrive i suoi piani nei minimi dettagli, fino a svelare anche il nome della prossima vittima. Tom viene risucchiato in un vortice di follia: l’obiettivo del serial killer è infatti sua sorella Laurant. L’agente dell’FBI Nick Buchanan sta per partire per le vacanze quando riceve la chiamata dell’amico Tom Madden. L’uomo si precipita, senza esitare. Tuttavia la ragazza non è disposta a cambiare il suo stile di vita, né a cedere agli umori di uno psicopatico. Ma, messa alle strette, accetta suo malgrado la protezione di Nick. La vicinanza obbligata porta i due a scoprire una passione che riesce a valicare l’ostacolo del terrore, mentre il pericolo si fa sempre più tangibile e pressante. Riuscirà Nick a salvare il suo nuovo amore e a scoprire l’assassino? 


sabato 13 novembre 2010

RECENSIONE LA SPOSA IN BIANCO (Vision in White) di Nora Roberts

Prima edizione: 2009 by Berkeley

Edito in Italia da: Leggereditore, ottobre 2010

Formato: trade paperback

Traduzione di: Federica Ressi

Ambientazione: contemporanea, USA

Genere: women’s fiction

Livello di sensualità: warm (tiepido)

Voto/rating: 8-/10

Collegamenti ad altri libri: è il primo volume della serie “The Bride Quartet” così composta:

1- LA SPOSA IN BIANCO (Vision in White)

2- Bed of Roses

3- Savour the Moment

4- Happy Ever After



Il bianco è il colore della purezza, il colore dell’innocenza, il colore della pulizia. Ma è anche il colore principale degli abiti da sposa, dei desideri ancora da realizzare e delle pagine della nostra vita ancora da scrivere, così come della neve. Il bianco è decisamente il colore di questo libro, perfettamente espresso dal titolo originale Vision in White. In un Connecticut ricoperto da un manto nevoso tutti questi elementi sono protagonisti, insieme a quelli in carne ed ossa, del romanzo.
La tosta Mackenzie Elliott ha fondato insieme alle amiche di una vita Emma, Parker e Lauren, Promesse un’agenzia di wedding planning, eppure è un’incallita single, apparentemente per convinzione, in realtà per paura di soffrire e per timore di essere incapace di instaurare una relazione positiva e durevole. Il successo, personale come fotografa, e collettivo dell’agenzia, assieme alla profonda amicizia con le sue socie, sono il fulcro e il motore della sua esistenza. Mac non cerca e non si aspetta di imbattersi nel principe azzurro, benché abbia aiutato molte coppie a coronare il loro sogno di felicità. Incontrare quindi, dopo tanti anni, un suo ex compagno di liceo, venuto nella sede della società come fratello della sposa/ potenziale cliente di Promesse e sentirsene immediatamente attratta non la impensierisce più di tanto. Anche perché Carter, insegnante di letteratura inglese al liceo, non è certo quel che si dice un seduttore: è impacciato, si imbarazza ed arrossisce, manca di quella sicurezza tipica del maschio aduso alle conquiste. Mac ritiene di potersi concedere un flirt senza conseguenze, sottovalutando la tenacia, la determinazione e la generosità di Carter, che le si insinueranno sotto pelle, indebolendo pian piano le difese che Mac ha eretto intorno al suo cuore per farla aprire all’impensabile, ovvero progettare un intero futuro, e non scampoli rubati di qualche settimana o mesi, con un uomo.

La trama di questo libro è semplice e sicuramente già letta e riletta, tuttavia Nora Roberts, come solo i grandi scrittori sanno fare, sa renderla tesa, accattivante e vibrante, nonché molto divertente in diversi punti. Fin dalle prime pagine siamo attirati dentro la storia e dentro i personaggi, dai principali ai secondari, tutti solidi e credibili. Seguiamo il lento e ragionato avvicinarsi di Mac e Carter, i loro dubbi, le loro speranze, le loro sconfitte. Il loro desiderio a un certo punto, di riconquistare, in un certo qual modo l’innocenza perduta, cancellando esperienze dolorose e negative per poter approdare vergini nell’animo a una nuova relazione. Di credere che i nuovi inizi siano possibili, che sia possibile cambiare e quindi ricominciare.
Mac pare una donna realizzata, forte, dinamica, che come molti maghi dell’obiettivo, vive le emozioni vicariamente attraverso quelle dei soggetti delle sue fotografie e la sua unione con un tipo come Carter sarebbe sulla carta improbabile. Ma come spesso accade nella realtà, e qui la Roberts ci descrive con grande maestria, sono forse queste le relazioni destinate ad avere migliore riuscita. Un innamoramento graduale e realistico tra persone complementari, che seguiamo passo passo senza mai annoiarci e desiderando sfogliare la pagina successiva per scoprire cosa accadrà. Il merito, va detto, è anche del personaggio di Carter, un meraviglioso e non scontato eroe beta, anziché il solito sciupa femmine dallo sguardo assassino, del tipo: l’uomo che non deve chiedere mai. Carter è un intellettuale simpatico, complicato a volte goffo e timido, ma molto appassionato, quello che a me sarebbe tanto piaciuto avere come insegnante (in realtà quasi tutti i professori liceali e universitari sono dei brutti e vecchi babbioni piuttosto lumaconi!). Un uomo che sa come restare accanto alla sua compagna e sostenerla, superando i propri limiti e i propri freni. Io l’ho trovato delizioso e davvero rinfrescante. Purtroppo l’autrice non dedica sufficiente spazio ad approfondire e spiegare il rapporto morboso di Mac, una vera combattente, con l’odiosa madre che la vampirizza psicologicamente ed economicamente e che dovrebbe essere pure alla base della sua reticenza a legarsi, ma a parte questo il romanzo non ha grandi mancanze, se non una certa prevedibilità, che però in questo caso è anche piacevolmente rassicurante. Dopo un’invasione di chick-lit e paranormali, non sempre di buon livello, finalmente un libro contemporaneo tradizionale nei temi e nello stile narrativo, con una storia ben congegnata e ben condotta, che non ha bisogno di nessun effetto speciale o effettaccio per convincere. Senza essere un capolavoro è però uno di quei volumi da leggere per star bene, per riconciliarsi con la forza dei sentimenti quieti ma perseveranti, per tenerci al caldo in queste sere d’inverno alle porte. Per avere la nostra dose giornaliera di buonumore. E poi, lasciatemelo dire per una volta, la copertina è davvero bellissima!

venerdì 29 ottobre 2010